La ripartenza di Gennady Samokhin
Gennady Samokhin è uno scenografo russo di fama mondiale e dallo stile inconfondibile. Dopo un passato da pittore, durante il quale vanta collaborazioni con artisti celebri, vive e lavora a Mosca, dove ha studiato architettura e si occupa da più di vent’anni, con la sua società “Art Project”, di realizzare scenografie per il teatro, la televisione, gli eventi e soprattutto i matrimoni.
Il suo talento, unito alla ormai lunga esperienza, fa sì che i suoi lavori siano sempre fonte di stupore e apprezzamento da parte di qualunque committente. Un talento naturale, abile nel trasformare ogni spazio drasticamente e dare vita alle sbalorditive scenografie che riesce a ideare. Ispirato da fonti che variano dalle sensazioni, alle architetture o alla natura, e maestro nel ricreare ambienti affascinanti e ricchi di dettagli emozionanti e originali.
In questo suo ultimo allestimento, il primo ideato dopo l’emergenza sanitaria mondiale che ci ha colpito negli ultimi mesi, ha dovuto adattarsi ai nuovi parametri imposti dalle norme per il Covid e pensare il tutto per pochi invitati e con i dovuti distanziamenti. Le grandi tavolate o i numerosi tavoli, a cui si è abituati durante un matrimonio, lasciano spazio a pochi tavoli rotondi che, disposti su entrambi i lati della sala, grazie agli elementi decorativi e alla mise en place scelta da Samokhin, donano all’ambiente un’eleganza e uno stile ineguagliabile.
Le suggestioni che lo scenografo vuole trasmettere rimandano al connubio tra natura e sfarzo. Un richiamo, forse, a ciò che abbiamo tutti desiderato durante i mesi trascorsi fra le quattro mura: il contatto con la natura, l’aria aperta e la voglia di vivere liberi. I fiori e le piante, insieme a numerosi elementi sui toni del verde, predominano in tutti gli ambienti e vengono accostati alla luminosità dell’oro e al candore del bianco. L’effetto finale è stupefacente e permette agli sposi e agli invitati di vivere la giornata all’interno di un “mondo” magico, circondati da natura e raffinatezza.
